Andrea Van Cleef e Diego Potron (2)

BIOGRAFIA

Il progetto ANDREA VAN CLEEF e DIEGO POTRON nasce da un’idea di Paolo Pagetti di Rivertale Productions, che qualche giorno prima del lockdown della primavera 2020 ha radunato i due polistrumentisti per registrare delle demo di brani inediti affidandone la produzione a ”Don” Antonio Gramentieri.
Un lavoro di collaborazione tra musicisti, casa discografica e produzione artistica, inteso nella maniera più stretta possibile, come si faceva quando la musica non era semplice bene di consumo ”usa e getta”. 

SOCIAL

NUOVE USCITE

Il nuovo album "safari station"

“Safari Station” è nato da un’idea di Paolo Pagetti, presidente della label Rivertale Productions, che ha pensato di unire due artisti della sua etichetta in un disco condiviso, affidando la produzione a un produttore dal curriculum internazionale, una garanzia, come Don Antonio Gramentieri. Il nuovo album vanta un sound elettro acustico, ricco di riverberi e atmosfere “cinematografiche”, evocative, alla “true detective” in alcuni brani, psichedeliche e visionarie in altri. Si divide tra quattro brani scritti da DIEGO POTRON più legati a un’idea di songwriting “americano” che sono “500 Miles”, “Rise above all gods”, “Gang of boyz”, “Kay Zanset”, altrettanti quattro scritti da ANDREA VAN CLEEF dalle strutture più libere e psichedelico-sperimentali: “You and I Were Born For Better Things”, “You Can’t Hide Your Love Away”, “Mozuela”, “Spiderweb Blues”; un brano scritto da entrambi i musicisti (la title-track, con un testo particolarmente emotivo, legato alla scomparsa recente della madre di Andrea) e un’imprevedibile cover “In Zaire” di Johnny Wakelin, celebre successo disco-rock degli anni ‘70, rivisto questa volta in chiave folk-afrobeat, con una struttura ritmica afro che aleggia anche in altre parti del disco e un finale quasi prog in tempo dispari.
Gli stili di ANDREA VAN CLEEF e DIEGO POTRON provengono dallo stesso mondo, ma mantengono due identità ben distinte, che restano identificabili nello snocciolarsi dei brani, ma che a tratti si fondono influenzandosi reciprocamente, grazie all’eccellente lavoro di produzione di Don Antonio e agli intrecci strumentali di Piero Perelli e Nicola Peruch, due tra i più noti session men del nostro Paese, che hanno partecipato alle registrazioni del disco.